ANGELO BRANDUARDI
Confessioni di un malandrino
con Fabio Valdemarin
Da mezzo secolo è il musico della canzone italiana d’autore. E col concerto «Confessioni di un malandrino» Angelo Branduardi, diventato celebre alla fine degli anni Settanta con la filastrocca «Alla fiera dell’Est» e poi con «La pulce d’acqua» e «Cogli la prima mela», presenta una versione particolare dei suoi brani più famosi in duo col polistrumentista Fabio Valdemarin, compagno di viaggio da ormai molti anni. L’esibizione tiene insieme il violino e la chitarra del riccioluto musicista con la «piccola orchestra» del sodale collaboratore che, oltre al pianoforte a coda, suona chitarre e fisarmonica. Il repertorio prevede brani che si rifanno alla musica del periodo classico più arcaico incluso nella raccolta «Futuro antico» e comprendente ben otto episodi diluiti nel tempo. Ma non mancano i pezzi più celebri legati alla carriera di Branduardi, accanto ai quali si potranno riascoltare alcune delle composizioni più rare, meno eseguite ma non per questo dimenticate o meno amate. Indiscusso menestrello della musica italiana con le sue ballate medievali e i suoi testi aulici, in mezzo secolo di carriera, che sta celebrando anche con la ripubblicazione di alcuni album storici, il musicista e cantante lombardo è riuscito a trapiantare nella canzone d’autore l’inclinazione al fiabesco attraverso una rilettura del repertorio delle leggende popolari, soprattutto francesi, ma anche tedesche, inglesi, irlandesi ed ebraiche. Nato a Cuggiono, nel 1950, Branduardi consegue il diploma in violino al Conservatorio di Genova, prima di intraprendere la carriera di cantautore nel 1974, anche se il primo successo, «La Luna», arriva l’anno dopo. Poi infila uno dopo l’altro gli album «Alla fiera dell’est» (1976), La pulce d’acqua (1978) e Cogli la prima mela (1979), progetti in cui lo stile dell’artista, caratterizzato dal ricorso a sonorità di epoca rinascimentale attraverso l’adozione di elementi etnici di provenienza sia celtica che mediterranea, va delineandosi in maniera sempre più caratterizzante. L’incontro tra culture differenti diventa il marchio di fabbrica di Branduardi, che sovente ricorre ad altre lingue, nonché all’italiano moderno e antico. Tra l’altro, alcuni album vengono pubblicati in inglese, francese e spagnolo, garantendo una circuitazione al musicista ben oltre i confini nazionali. Da ricordare, negli anni Ottanta, le colonne sonore dei film «State buoni se potete», «Momo» e «Secondo Ponzio Pilato», ma anche gli album «Branduardi canta Yeats» su liriche del grande poeta irlandese e «Pane e rose». Gli anni Novanta si aprono con «Il ladro» e proseguono con «Camminando camminando», i primi due capitoli di «Futuro antico» e «Il dito e la luna», mentre nel Terzo Millennio arrivano, tra i tanti, «L’infinitamente piccolo» realizzato con la partecipazioni di Franco Battiato, Ennio Morricone e altri grandi artisti, «Altro e Altrove», «Così è se mi pare», il secondo episodio di «Camminando camminando» e gli altri capitoli di «Futuro antico», oltre a «Il cammino dell’anima», disco incentrato sulla figura di Hildegarde von Bingen, monaca reclusa secondo la regola di San Benedetto.